Sempre più difficile attraversare la Russia

Tempi duri per chi svolge trasporti internazionali attraverso la Russia. Dall’inizio dell’anno, infatti, permangono una serie di limitazioni per i vettori italiani ed europei in transito verso il Kazakistan attraverso i territori della Federazione Russa che stanno creando non pochi problemi agli operatori, tanto che il Ministero dei Trasporti ha diramato una nota per chiedere chiarimenti in merito. Origine della questione è la decisione del governo di Mosca – dello scorso 1° gennaio - di porre fine dell’accordo con l’Ucraina sulla zona di libero scambio commerciale con la conseguenza per i trasportatori europei e italiani in transito verso il Kazakistan di non poter più scegliere la rotta più veloce, ma di dover ripiegare per la Bielorussia. A questa limitazione di aggiunge l’obbligo di applicare specifici dispositivi di identificazione sugli alloggiamenti merci, basati sul sistema satellitare GLONASS, e di utilizzare dei tagliandi di sconto che si ricevono all’ingresso nei territori della Federazione Russia e si riconsegnano all’uscita dal territorio russo. Dal mese di febbraio, poi, le autorità russe hanno stabilito che le persone che non hanno passaporto russo e bielorusso potranno attraversare la frontiera tra Federazione russa e Bielorussa da uno solo dei 20 valichi possibili, quello di Krasnya Gorka. L’ultima novità, del 15 aprile, inasprisce ulteriormente le condizioni di lavoro degli autotrasportatori. Il ministero dei Trasporti russo ha imposto, infatti, ulteriori obblighi relativi al pagamento dei pedaggi, possibile ora soltanto attraverso dispositivi automatici (ottenibili dopo aver prodotto una complessa documentazione) che permettono l’acquisizione da parte delle autorità russe di dati relativi al trasporto non strettamente necessari. Tutte misure, queste, che creano condizioni ancora più svantaggiose per le attività degli autotrasportatori italiani ed europei - in termini di maggiori temi di viaggio, di ulteriore spese di carburante. A destare preoccupazione, però, è anche il tentativo di tracciamento totale della attività dei mezzi che attraversano le sue frontiere da parte delle autorità russe, con il rischio di fornire implicitamente informazioni potenzialmente soggette al segreto industriale; un aspetto che è stato contestato ufficialmente sia dall’Italia sia da altri Paesi in sede Ocse.