
A Roma due giorni su mobilità sostenibile, innovazione e tecnologie per i trasporti
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È “collaborazione” la parola chiave della due giorni di MOST, organizzata l’11 e il 12 novembre a Roma per presentare alcuni dei risultati raggiunti in tre anni di ricerca sulla mobilità sostenibile. Una ricerca finanziata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per fornire dati ed elementi fattuali da mettere a disposizione dei decisori per definire politiche efficaci e adeguate.
L’evento – dal titolo “L’innovazione che unisce” – ha riunito istituzioni, università, imprese per raccontare in che direzione sta andando la mobilità delle persone e delle merci.
Tecnologia e sostenibilità ambientali sono le due costanti ritrovate anche nei numerosi prototipi esposti all’Auditorium della Tecnica che ha ospitato la manifestazione. In questi tre anni, infatti, il MOST ha coinvolto oltre 2.000 ricercatori ed esperti del settore, impegnati in più di 91 progetti di ricerca e sviluppo. Matrice comune è la collaborazione fra istituti di ricerca, mondo dell’industria e, infine, la politica per inserirsi nelle trasformazioni in atto.
“Le attività del centro hanno un impatto tangibile lungo l'intera filiera: i prototipi oggi esposti ne sono la concreta testimonianza”, ha dichiarato Ferruccio Resta, presidente del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile.
Guida autonoma, droni, infrastrutture intelligenti, nuovi materiali per i veicoli, robotica, soluzioni per la logistica e per l’ottimizzazione del traffico, transizione energetica: questi i temi al centro del dibattito, articolato attraverso diversi panel che hanno toccato tutte le modalità di trasporto. Alla base, come dicevamo ci sono i dati, quelli dell’Osservatorio Freight Insights e dell’Osservatorio Sunrise che hanno gettato le basi per comprendere con maggiore chiarezza l’efficacia delle attuali politiche sulla decarbonizzazione dei trasporti.
In particolare, il professore Vittorio Marzano dell’Università Federico II ha evidenziato le criticità degli ETS per il trasporto marittimo, che tassano le navi che attraccano nei porti europei sulla base delle emissioni di Co2 emanate; tutto questo ha già provocato una contrazione del traffico Ro-Ro, che è un indice importante per valutare l’intermodalità gomma-ferro.
Su questo punto Pasquale Russo, presidente di Conftrasporto, ha sottolineato che attraccare nei porti europei costa anche 500 euro in più; tutto questo sta provocando un’inversione di tendenza portando gli autotrasportatori, in alcune tratte, a tornare sulle strade invece di scegliere le Autostrade del mare.
Ma Vittorio Marzano ha puntato l’attenzione anche sui volumi di traffico stradale delle merci in Italia, calcolato tramite un ‘gemello digitale’ e i dati forniti dai gestori autostradali (in Italia transitano 30 miliardi di veicoli- chilometri ogni anno, più del triplo di quanto calcolato dalle statistiche ufficiali Ue) e sui colli di bottiglia, misurando l’accessibilità delle merci ai porti. Nel caso dei porti, emerge che il 47,5% delle imprese italiane è a meno di 90 minuti dai tre scali più vicini, eppure il 9,9% subisce un ritardo medio superiore a 30 minuti per raggiungerli.
L’analisi dell’Osservatorio Freight Insights guarda anche alle imprese di autotrasporto e alle dinamiche di questo settore. I dati di Damiano Frosi del Politecnico di Milano mettono in luce, innanzitutto, i trend di lungo periodo che hanno effetto sulla logistica, come la mancanza di nuove leve, la globalizzazione che ci rende dipendenti da altre parti del mondo, le dinamiche geopolitiche e i conflitti che impattano sulle catene di approvvigionamento, la crescita debole della zona euro e le tendenze impresse dalle nuove tecnologie. Nonostante le criticità, il fatturato della logistica per conto terzi cresce così come crescono i costi dei trasporti. Il 96% delle aziende dichiara, inoltre, di aver cambiato le proprie strategie non guardando più soltanto alla riduzione dei costi ma a maggior flessibilità e a contratti più strutturati, richiedendo maggiore accuratezza e aumentando la condivisione delle informazioni con il proprio fornitore logistico.
Altro trend evidente è quello dell’aggregazione e della crescita dimensionale delle imprese.
Dai dati dell’osservatorio Sunrise presentati dal professore Ennio Cascetta si comprende, invece, l’efficacia delle attuali politiche comunitarie sulla decarbonizzazione del trasporto merci su strada. Politiche che stando a un’attenta analisi di scenario (realizzata analizzando la reale domanda di trasporto in Italia, il tipo di veicoli utilizzati, le motorizzazioni più diffuse, le emissioni calcolate sia dal serbatoio alla ruota sia dal pozzo alla ruota) mostrano come, nonostante gli sforzi, non saranno raggiunti gli obiettivi fissati dalla Ue. Il pacchetto Fit for 55 stabilisce target differenziati in base alla tipologia di trasporto: –55% entro il 2030 e –100% dal 2035 per i leggeri e i van; –45% entro il 2030, –65% entro il 2035 e –90% entro il 2040 per i mezzi pesanti.
L’Osservatorio ha ipotizzato due scenari: uno che realizza le migliori condizioni possibili (ovvero che la domanda di trasporto su strada diminuisca, che tutti gli investimenti del PNRR vadano a buon fine, che l’alta velocità sia terminata, che lo shift modale ferro-gomma venga raggiunto e che anche gli obiettivi dei vari PUMS siano raggiunti) e un altro che invece non le realizzi. Nello scenario migliore al 2035 si potrebbe arrivare solo al – 31%.
Di Antonella Vicini | 12 Novembre 2025