Anfia: le sfide dell’automotive fra decarbonizzazione e nuovi player

Anfia: le sfide dell’automotive fra decarbonizzazione e nuovi player

Italia

Sembra essere la tempesta perfetta quella che sta vivendo il settore dell’automotive, italiano ed europeo.

Mercato in contrazione; nuove norme per la decarbonizzazione dei trasporti da cui derivano impegni onerosi per i costruttori; costo dell’energia che riduce la competitività; nuovi player che fanno ingresso nel mercato domestico: tutti questi fattori rendono la situazione del comparto piuttosto complessa.

E di questo si è discusso a Roma, nel corso dell’Assemblea Pubblica di Anfia 2024, che oltre agli associati ha riunito anche rappresentanti delle istituzioni - come il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – stakeholder e analisti.

Sin dal titolo, “Ritrovare la strada. Insieme per affrontare la transizione”, l’assemblea ha inteso evidenziare l’urgenza di lavorare subito per affrontare le difficoltà legate a questo momento di trasformazione della mobilità. 

Nella sua relazione introduttiva, il presidente Anfia Roberto Vavassori, ha posto infatti l’attenzione sulla necessità di avere bene a mente quattro diversi fattori centrali nel contesto attuale: mercato, produzione, espansione cinese e regolamentazione europea. 

Sul fronte del mercato assistiamo alla crescita asiatica e, contestualmente, all’inerzia di America del Nord ed Europa che non hanno ancora recuperato i livelli pre-Covid.  

La Cina già nel 2023 aveva superato i 30 milioni di veicoli immatricolati, oltre 9 milioni dei quali veicoli ricaricabili. Non a caso, da un paio d’anni la Cina è divenuto il primo esportatore a livello mondiale di autovetture, con oltre 5 milioni di veicoli. 

L’Europa, invece, si è fermata a circa 15 milioni, con uno scarto di 3 milioni rispetto al 2019, cioè il 20% in meno e le previsioni per quest’anno sono ferme a volumi al di sotto dei 15 milioni. 

Per quel che riguarda Italia, inoltre, si prevede per il secondo anno consecutivo 1 milione e 780mila di veicoli immatricolati, che vuol dire oltre 350mila in meno rispetto al 2019. Con tutte le conseguenze sul fronte occupazionale, che già si fanno sentire.

In questo quadro i produttori sono stretti fra le incertezze legati al tipo di powertrain su cui investire e le numerose nuove norme entrate in vigore. Fra queste le più impattanti sono quelle che definiscono i target di riduzione della CO2 di veicoli leggeri e pesanti. 

Da questo punto di vista, Vavassori ha sottolineato due cose: l’importanza di continuare a sostenere gli obiettivi al 2035, da raggiungere grazie al concetto di neutralità tecnologica e al contributo di tutti i vettori energetici, e l’opportunità di adottare un piano di sostegno agli investimenti delle imprese di autotrasporto per stimolare il rinnovo del parco di veicoli industriali e rimorchi.

Da parte sua, il ministro Urso ha ricordato il non-paper sull'automotive promosso dall’Italia e dalla Repubblica Ceca e presentato al Consiglio Competitività a Bruxelles. Il documento strategico, sottoscritto da altri 7 Paesi, chiede la revisione complessiva delle regole e delle tempistiche per target di piena decarbonizzazione - anticipando a inizio 2025 l’attivazione della clausola di revisione del regolamento europeo sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri - e pone fra le condizioni l'istituzione di un fondo per la filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa; l'adozione della piena neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biofuels, agli e-fuels e all'idrogeno; l'avvio di una strategia per l'autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.

Di Redazione Tir | 11 Dicembre 2024

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