Bellanova: intermodalità vuol dire crescita sostenibile

Bellanova: intermodalità vuol dire crescita sostenibile

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“La crescita è una buona crescita solo se esprime le risorse necessarie ad applicare le tecnologie meno invasive e nocive per l'ambiente e capaci di riparare i danni ambientali già prodotti: così come le infrastrutture che servono non determinano fratture nel territorio, ma contribuiscono a ricomporle”.

Così la viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Teresa Bellanova è intervenuta al dibattito organizzato da Consenso Europa dal titolo “Infrastrutture, mobilità sostenibile, semplificazione e appalti pubblici” per discutere sulle riforme del Pnrr e del Dl Semplificazioni e sul rilancio del Paese.

Un ruolo importante, secondo la viceministra, lo riveste l'intermodalità.

“Non a caso grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza interveniamo massicciamente sull'intermodalità, in quanto la sinergia tra tipologie di trasporto differenti – ha spiegato – coniuga sicurezza, diminuisce il traffico, riduce l'inquinamento e genera convenienza economica”.

"Riforme e investimenti, sostenibilità e accessibilità sono le parole chiave del Pnrr e identificano le chiavi di accesso al rilancio del Paese nei prossimi dieci anni: non è solo una questione di risorse o solo una questione di infrastrutture”, ha continuato, sottolineando come sia determinante dotare il Paese di un impianto istituzionale coerente con le esigenze e le prospettive produttive, economiche e occupazionali.

Su questi temi sono intervenuti anche gli altri partecipanti alla tavola rotonda fra i quali gli ex sottosegretari alle Infrastrutture Salvatore Margiotta ed Edoardo Rixi, il direttore generale di Confetra Ivano Russo, la presidente dell'Enav Francesca Isgrò, il presidente di Assofer Andreas Nolte.

In particolare, Russo ha evidenziato come gli interventi sulle infrastrutture siano improrogabili, ma altrettanto importante sia lavorare sul quadro regolatorio nazionale.

“I trasporti e la logistica – ha spiegato – sono una derivata dell’economia reale, ma il quadro regolatorio nazionale pare ostile al mondo dei trasporti”.

Basti pensare che solo in Italia ci sono 470 atti amministrativi che riguardano merci e vettori in tutte le modalità. La media europea è di 80.

“In Italia si perdono così per il gap logistico 90 miliardi di euro”.

Per questo, ha proseguito Russo, è necessario attuare una vera e propria politica della logistica e creare un sistema economico-logistico-manifatturiero che valorizzi anche le opere infrastrutturali.

Di Rivista Tir | 10 Giugno 2021

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