Conftrasporto/Confcommercio: trasporto merci in crescita ma serve investire sulle infrastrutture

Conftrasporto/Confcommercio: trasporto merci in crescita ma serve investire sulle infrastrutture

Italia

Il trasporto merci in Italia si è ripreso, superando i livelli del 2019, tuttavia questa ripresa rischia di infrangersi contro carenze e ritardi ormai insostenibili sul piano delle infrastrutture. È quanto emerge dall’8° Forum Conftrasporto-Confcommercio, che si è svolto il 22 e il 23 novembre a Roma.

Secondo i dati dell’Osservatorio sui Trasporti dell’Ufficio Studi Confcommercio tutte le modalità registreranno nel 2024 traffici superiori al 2019, ad eccezione del mare che risente ancora del rallentamento dei traffici mondiali (-0,2%). Nel dettaglio per il trasporto merci su strada la crescita stimata è del 2,1%, per il ferro dell’1,3% e per l’aereo dell’8%. Nel complesso, il traffico merci nel 2024 segnerà +3% sul 2019, in linea con la variazione cumulata del prodotto lordo, un dato che mostra il forte rapporto simbiotico tra crescita economica e movimentazione di merci. Per quanto riguarda le quote modali, nel 2024 il peso del trasporto su strada si attesterà al 51,1%, in crescita rispetto al 2019 (49,5%), essenzialmente per un ripiegamento del trasporto marittimo, la cui quota si prevede scendere al 45,3%, a fronte del 47,1% del 2019. Sostanzialmente stabile la quota del trasporto ferroviario: 3,5% nel 2024, contro 3,3% nel 2019.

Uno studio sulle infrastrutture realizzato da Svimez per Conftrasporto mostra però come l’Italia sia ancora indietro per quanto riguarda le infrastrutture. Nel confronto europeo, l’Italia presenta un buon posizionamento in termini di competitività infrastrutturale attestandosi al 7° posto della graduatoria europea (Commissione europea, 2022). Emergono, tuttavia, profonde disparità territoriali: solamente Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria e Campania superano la media europea, tutte le altre si collocano al di sotto. Lo studio mette soprattutto in luce il grande ritardo per quanto riguarda la rete ferroviaria del Sud: solo 181 km di rete ferroviaria ad alta velocità (12,3% del totale) esclusivamente in Campania; gap enorme per elettrificazione della rete (58,2% al Sud contro 80% al Centro-Nord); bassa quota del doppio binario (31,7% contro il 53,4% al Centro-Nord). La dotazione di infrastrutture stradali del Sud è molto inferiore per estensione della rete autostradale (1,87 km per 100 km2 contro 3,29 al Nord e 2,23 al Centro): in Sardegna nessun km di autostrada, marginali in Basilicata.

“I dati presentati oggi evidenziano come sia urgente investire in infrastrutture, e mettono in luce il divario tra Sud, con un difetto strutturale di connessioni, e il Nord Italia, con un alto indice di saturazione, soprattutto in relazione ai valichi - ha sottolineato il presidente di Conftrasporto Pasquale Russo -. La situazione che emerge, ancora una volta, dimostra come sia stato sbagliato, nelle scelte compiute in passato, non aver finanziato le infrastrutture fisiche stradali.

Più volte Conftrasporto ha espresso la necessità di intervenire sui valichi alpini, di prevedere una seconda canna sul Monte Bianco, di intervenire sul fronte dell’Austria sia per quanto riguarda le infrastrutture sia per i divieti. Purtroppo però negli ultimi 20-25 anni non sono stati fatti grandi interventi, mentre quello infrastrutturale è un tema cruciale per le nostre imprese e per lo sviluppo del Paese. Auspico quindi che si torni a investire per colmare il gap infrastrutturale al Sud, anche ad esempio attraverso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera la cui strategicità dipende però dalla sua integrazione all’interno del collegamento di Sicilia e Calabria alla rete dell’alta velocità”.

Allo stesso tempo occorre accelerare sulla digitalizzazione del Paese, leva fondamentale per la sburocratizzazione e la velocizzazione degli scambi.

Di Redazione Tir | 22 Novembre 2023

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