
Congresso Fai a Bergamo, l’associazione unita per le sfide future
Italia
Si è svolto a Bergamo, il 13 e il 14 giugno scorso, il Congresso nazionale di Fai Conftrasporto. Una due giorni che ha rappresentato molto più di un semplice ritrovo di settore ed ha lanciato un chiaro segnale: la Federazione è unita, compatta, pronta a rilanciare con forza la sua visione e il suo ruolo strategico nel mondo del trasporto e della logistica. Lo ha dimostrato la presenza, oltre che del presidente Paolo Uggè e del direttore generale Carlotta Caponi, di quattro vicepresidenti – Leonardo Lanzi, Natalino Mori, Gianni Satini e Sergio Pardi – che in quattro diversi panel hanno affrontato alcuni degli argomenti di fondamentale importanza per il settore: permeabilità dei valichi, cybersicurezza e direttiva Nis 2, sostenibilità e standard ESG e rapporto tra sindacato e impresa.
Il tutto partendo da un’analisi oggettiva, una ricerca presentata il primo giorno da Damiano Frosi e Paolo Giacobbe, del Politecnico di Milano, volta a comprendere come si è evoluto in questi ultimi anni il trasporto merci e quali sono le principali sfide che il settore deve affrontare. Ne è emerso che alla situazione di incertezza geopolitica internazionale si accompagnano alcune difficoltà specifiche del sistema Paese, a partire da quelle legate ai valichi alpini. Le inefficienze ai valichi stanno mettendo a dura prova l’export italiano: la chiusura del Monte Bianco di tre mesi l’anno per i prossimi 18 anni (ma si inizia a parlare addirittura di 25) si traduce in una perdita economica di 11 miliardi, mentre le restrizioni al Brennero sono costate 1,8 miliardi negli ultimi 5 anni.
Una situazione che ha fatto lanciare un vero e proprio grido di allarme con la richiesta di una mobilitazione generale. “Con le restrizioni sul Brennero viene messo in discussione il principio di libera concorrenza e di libera circolazione delle merci. L’Italia è l’unico Paese a subire realmente gli effetti del blocco dei flussi transfrontalieri lungo tutto l’arco alpino. Le conseguenze non colpiscono solo le imprese dell’autotrasporto, ma l’intera filiera della produzione e distribuzione delle merci italiane - è stata la voce univoca -. Serve una mobilitazione forte e condivisa di tutta l’economia italiana contro queste restrizioni. E vogliamo portarla direttamente a Bruxelles”.
Altra questione fondamentale è poi quella della carenza di autisti e, in generale, di personale legato al settore dei trasporti e della logistica. Secondo le stime, in Italia mancherebbero circa 60mila lavoratori del settore, con profonde conseguenze per le aziende. Secondo la survey del Politecnico, alla domanda “Quanto è sentito dalla sua azienda il problema della carenza di autisti?”, il valore è stato alto: 7, 3 su 10. Il 61% delle aziende intervistate si è detta disposta ad assumere manodopera qualificata dall’estero-extra Ue.
Tra le altre sfide che le imprese dovranno affrontare c’è poi la questione della cybersicurezza (secondo l’ultimo rapporto Clusit, un quarto degli attacchi cyber nel nostro Paese colpisce imprese di autotrasporto e logistica) e della sostenibilità che significa investimenti in flotte green ma anche una profonda revisione delle attività e processi.
Nei prossimi anni la Fai sarà quindi impegnata in tutti questi ambiti.
“La Fai c’è”, ha detto Carlotta Caponi, chiudendo la due giorni di lavori. “Le imprese ci chiedono di intervenire e noi lo faremo, come abbiamo già fatto per prepararle all’entrata in vigore del Rentri, il Registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti. Andremo presso le imprese per fare formazione e supportarle nell’adozione dei criteri ESG o ancora nella trasformazione verso il digitale”.
Il segretario generale ha anche annunciato l’avvio di due importanti progetti: uno riguarda la realizzazione di nuove aree di sosta e l’altro la formazione di autisti provenienti dal Marocco. “Avere aree di sosta attrezzare per le esigenze degli autotrasportatori è fondamentale, per questo avremo un peso in un progetto importante per 48 aree di sosta in 27 Paesi Ue, lungo i corridoi TEN-T, una ogni 4 ore e mezza di guida. Aree pensate esclusivamente per i bisogni dell’autotrasporto”, ha spiegato. L’altro progetto, che ha avuto da poco l’autorizzazione a procedere del Ministero del Lavoro, riguarda il reclutamento di manodopera specializzata in Marocco. “Questa iniziativa permette di superare il decreto flussi, grazie all’applicazione del decreto Cutro – ha detto Caponi -. In questo modo potremo iniziare a formare il personale direttamente in Marocco che poi potrà concludere la formazione in poco tempo nel nostro Paese”.
Di Lucia Angeloni | 16 Giugno 2025