Corte dei Conti Ue: gli obiettivi Ue di sviluppo del trasporto intermodale non sono realistici

In Europa manca una strategia adeguata allo sviluppo del trasporto intermodale delle merci e gli obiettivi fissati per il 2030 e il 2050 (raddoppiare il traffico ferroviario e aumentare il ricorso alle vie navigabili interne del 50%) sono semplicemente irrealistici.

È quanto sottolinea la Corte dei Conti europea in una relazione speciale dal titolo “Trasporto intermodale delle merci – Il cammino dell’Ue verso la riduzione del trasporto merci su strada è ancora lungo”. L’audit ha analizzato diversi Paesi, tra cui l’Italia, che coprono tre flussi commerciali chiave che si sovrappongono alle tratte dei corridoi TEN-T: il corridoio Reno-Alpi (che si estende dal Belgio e dai Paesi Bassi all’Italia), il corridoio Mare del Nord-Baltico (tra Polonia e Germania) e i corridoi Atlantico e Mediterraneo (che collegano la Germania alla Spagna attraverso la Francia).

I revisori contabili Ue hanno ricordato che "tra il 2014 e il 2020 l'Ue ha fornito oltre 1,1 miliardi di euro a sostegno di progetti di intermodalità", tuttavia "il trasporto intermodale delle merci non può ancora competere alla pari con il trasporto su strada a causa di ostacoli normativi e infrastrutturali".

A giudizio della Corte, inoltre, alcune norme dell’Ue nuocciono all’attrattività del trasporto intermodale. L’attuale versione della direttiva sui trasporti combinati è obsoleta (risale al 1992) e inefficace. Ad esempio, prevede l’obbligo di un documento cartaceo timbrato dalle autorità ferroviarie o portuali per tutto il tragitto, invece di un flusso di lavoro digitalizzato. Vari tentativi di revisione della direttiva da parte della Commissione europea non hanno trovato il parere favorevole degli Stati membri.

Secondo la Corte devono inoltre essere intraprese azioni legislative riguardanti, ad esempio, la pianificazione delle bande orarie per il trasporto merci su rotaia o i requisiti linguistici per i macchinisti di treno. La Corte dei conti europea segnala anche i ritardi accumulati dai paesi dell’Ue nel rendere le infrastrutture conformi ai requisiti tecnici stabiliti dalla normativa Ue. Ad esempio, nello sforzo di competere con il trasporto su strada, utilizzare treni più lunghi che raggiungano la lunghezza standard europea di 740 metri potrebbe essere uno dei miglioramenti più convenienti dal punto di vista dei costi. Il problema è che, però, questi treni possono in teoria essere utilizzati solo sulla metà dei corridoi centrali della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T).

Inoltre, la mancanza di informazioni sulle capacità della rete e dei terminali intermodali impedisce agli speditori e agli operatori logistici di offrire buone soluzioni di trasporto intermodale ai propri clienti. La proposta revisione del regolamento TEN-T può migliorare la situazione. Ma così com’è, conclude la Corte dei conti europea, semplicemente la rete di trasporto merci dell’Ue non è ancora adatta all’intermodalità.