De Micheli annuncia il ricorso contro la tassazione dei porti

La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli è pronta a fare ricorso alla Corte europea contro la decisione della Commissione Ue di imporre all’Italia la rimozione dell’esenzione dall’imposta sulle società (Ires) per le Autorità di Sistema Portuale.

"Immaginiamo il prossimo decennio come quello del salto di qualità della portualità italiana nella competizione con i grandi porti del Nord e questa volontà del Governo non è passato tanto in sordina in Europa - ha affermato qualche giorno fa De Micheli, collegata in videoconferenza a Genova per la presentazione del dibattito pubblico sulla nuova diga del porto - Non è un caso che siano arrivati segnali poco amichevoli, come la vicenda legata alla fiscalità delle autorità portuali, contro cui abbiamo deciso di presentare ricorso"

Ma qual è il motivo del contendere?

Il ricorso annunciato dalla ministra è contro l'ingiunzione di abolire l'esenzione dell'imposta sulle imprese concessa ai porti.
Si tratta di un braccio di ferro tra Governo italiano e Ue che va avanti da tempo: da qualche anno l’esecutivo europeo ha avviato un processo di restrizione dell’autonomia fiscale dei porti commerciali che non permetterebbe più agli scali di godere di vantaggi fiscali, tradotti nell’esenzione da tasse e imposte. Questo perché, secondo la Commissione, ciò sarebbe lesivo della libera concorrenza tra i porti e avvantaggerebbe slealmente le realtà portuali degli Stati che concedono aiuti pubblici, come l’Italia (qui il nostro precedente articolo).

Ma secondo la ministra De Micheli – che trova d’accordo anche le associazioni di categoria e le sigle sindacali – questa convinzione della Commissione è errata. I porti italiani, infatti, già dal 2016 sono gestiti dalle Autorità di Sistema Portuale che, in quanto enti pubblici, non fanno profitto e quindi non è ammissibile tassarli come si farebbe con qualsiasi impresa.

Andiamo ancor più nel dettaglio.

Per le norme italiane, infatti, le AdSp sono articolazioni della Pubblica Amministrazione e sono quindi tenute a pagare l’Irap, cioè il contributo regionale sulle attività produttive, ma non l’Ires. Per il nostro Paese – ed è questa la specificità che il MIT intende mantenere – le Autorità non svolgono attività commerciali, sono enti pubblici non economici che regolamentano e controllano le attività svolte dai soggetti che operano nei porti.

La titolare del MIT aveva già sollevato la questione, importante per un settore strategico dell’economia italiana, e l’aveva trasferita alla Camera dei Deputati, in Commissione Trasporti, la scorsa primavera. In quell’occasione fu sottoscritta una risoluzione in cui i firmatari dichiaravano non condivisibile il presupposto da cui parte la Commissione e invitavano il Governo a mettere in atto un dialogo costruttivo per scongiurare il rischio di tassazione.

Lo scorso 4 dicembre, sulla scia di tale risoluzione, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva annunciato l’avvio di un confronto con la Commissione europea per risolvere la questione in maniera costruttiva, ritenendo l’economia del mare e la piena valorizzazione degli scali italiani come uno dei capisaldi del piano infrastrutturale Italia Veloce per il rilancio del Paese.  Il 7 gennaio, poi, come riferito dalla ministra, una riunione tecnica al Mit ha definito il ricorso alla Corte europea. Inoltre, l'11 gennaio De Micheli ha incontrato Assoporti che, per rafforzare l'azione della comunità portuale, ha deciso di procedere con i ricorsi cosiddetti ad adiuvandum, sia da parte di ogni singola Autorità Portuale che dalla stessa associazione.