Hydrogen Valley: la rivoluzione green

Hydrogen Valley: la rivoluzione green

Italia

Per l’idrogeno è scattata l’ora X. Da quanto la Commissione Ue ha lanciato il Green Deal e l’Alleanza per l’Idrogeno, questo vettore energetico è stato incoronato quale protagonista indiscusso della transizione green europea. In Italia questo si è tradotto nella stesura di un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha previsto 3,19 miliardi di euro per la produzione, distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno e nel moltiplicarsi di iniziative per la creazione di cosiddette hydrogen valley in alcune aree del Paese (facendo leva in particolare su aree con siti industriali dismessi).

L’Italia, per una serie di ragioni anche strutturali, appare particolarmente avvantaggiata. Dal punto di vista geografico può sfruttare il suo know how e le relazioni con le zone in cui già si produce l’idrogeno e da cui già importa combustibile, come il Nord Africa, ma può candidarsi anche a essere un vero e proprio hub produttivo.

Proprio nelle scorse settimane è stato presentato il progetto Life3H (Hydrogen demonstration in city, port and mountain area to develop integrated hydrogen  valleys), cofinanziato dall’Unione europea, che vede la Regione Abruzzo capofila nell'ambito di un'iniziativa che porterà alla realizzazione di tre hydrogen valley - siti di produzione, stoccaggio e utilizzo di idrogeno integrato - nel centro Italia: una tra Avezzano e Ovindoli (in provincia de L'Aquila); una nel Lazio, nell'area del porto di Civitavecchia; una in Umbria, nella zona di Terni.

L’idrogeno prodotto da Life3H verrà destinato ad autobus a emissioni zero.

La deadline è il 2023, data in cui il Porto di Roma sarà la prima hydrogen valley portuale italiana in linea con gli obiettivi fissati per la realizzazione di un porto green nel rispetto dell’ambiente.
Sempre in ambito portuale, in Veneto, è stata siglata un’intesa per la realizzazione di un hub per l'idrogeno verde nell'area di Porto Marghera con l'obiettivo di creare un centro di produzione di idrogeno e stazione di rifornimento stradale.

Ma sulla hydrogen valley sta puntando anche l’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, che vuole trasformare il suo centro ricerche sulla via Anguillarese, alle porte della Capitale, in un incubatore tecnologico per lo sviluppo dell'idrogeno verde attraverso l'utilizzo dei rifiuti (biomasse residuali) e l'impiego del calore rinnovabile a media-alta temperatura prodotto da impianti solari a concentrazione. L’idea è frutto di un investimento da 14 milioni di euro proveniente da una missione internazionale fra 22 nazioni e la Ue per accelerare la ricerca sulle tecnologie pulite. L’idrogeno verde che si ottiene da fonti rinnovabili garantisce u minore impatto ambientale, ma ha prezzi più alti degli altri tipi di idrogeno, fino a 5 euro al chilo. L’Enea sta lavorando anche su questo, attraverso il progetto Prometeo (vedi Tir n. 237, pag.30-31) per abbassarne il costo a meno di due euro.

Più recente è l’intesa raggiunta per la creazione della Puglia Green Hydrogen Valley, per la produzione e il trasporto di idrogeno verde su larga scala attraverso tre impianti di produzione di idrogeno verde a Brindisi, Taranto e Cerignola, in provincia di Foggia, per una capacità complessiva di 220 megawatt. Più a sud, intanto, la Sicilia si è candidata a ospitare il Centro nazionale di alta tecnologia per l'idrogeno, sulla base di quanto prescrive il PNRR e cioè che circa la metà degli investimenti siano localizzati nel Meridione.

Anche a livello europeo, l’attenzione su questo vettore è alta.

Entro il 2024 dovrebbe concludersi il progetto H2Haul che sta per Hydrogen Fuel Cell Trucks for Heavy Duty Zero Emissions Logistics finanziato dall’Ue che ha come obiettivo di accelerare la commercializzazione di tali tecnologie e utilizzarne le potenzialità per conseguire un sistema energetico a basse emissioni di CO2.

Il progetto, che nei mesi scorsi si è guadagnato il World Hydrogen Award per i trasporti, testerà 16 camion a celle a combustibile in operazioni commerciali reali all'interno di grandi flotte di supermercati in Svizzera, Francia, Germania e Belgio. Nei siti di prova verranno, inoltre, installate nuove stazioni di rifornimento di idrogeno ad alta capacità. Due sono state già aperte in Svizzera, nella zona di Lucerna. Altre sono in costruzione in Francia, a Fos-sur-Me, dove c’è uno dei principali terminal europei di GNL.

Nell’ambito della stessa iniziativa, a cui partecipa anche l’IRU, è stato pubblicato uno studio che ha fornito un'analisi approfondita del potenziale di mercato dei camion a celle a combustibile valutando attentamente gli elementi del costo totale di proprietà e confrontando l'opzione a idrogeno con il diesel e con altre opzioni green (come l’elettrico). Lo studio ha rivelato che la tecnologia delle celle a combustibile ha un significativo potenziale di riduzione dei costi su vasta scala. Se nel 2023 i camion a idrogeno mostrano un sovrapprezzo del 11-22% rispetto ai diesel, entro il 2030 il trend si fa chiaramente più competitivo.

A essere presi in considerazioni sono una serie di elementi come i costi e la vita, il suo utilizzo, i costi di mantenimento, le tasse, i consumi, il costo del carburante, e dei sistemi per la sua cura, il livello di emissioni.

Di Redazione Tir | 07 Ottobre 2021

Potrebbe interessarti anche