Il punto sul ruolo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sui temi dell’autotrasporto

Il punto sul ruolo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sui temi dell’autotrasporto

Italia

Quello dell’autotrasporto è un mondo complesso e attraversato da diverse istanze. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti se ne occupa attraverso varie articolazioni: Direzioni generali, Motorizzazione, Comitato Centrale dell’Albo degli Autotrasportatori. Abbiamo quindi intervistato il presidente del Comitato Centrale, Enrico Finocchi, per fare un punto sul ruolo del MIT sui temi dell’autotrasporto.

Quando si parla di autotrasporto ci si trova davanti a dati complessi e ad un settore eterogeneo, di cosa si tratta in realtà?

Il settore del trasporto su strada di merci per conto di terzi è fondamentale per l’economia del Paese, in quanto qualsiasi cosa venga prodotta deve essere trasportata (e l’Italia è uno dei Paesi più industrializzati del mondo con vocazione all’esportazione): basti pensare che in Europa circa l’80% delle merci è trasportata su strada, dato abbondantemente superato in Italia.

Le imprese di autotrasporto attive in Italia sono oltre 100.000, con una maggioranza di piccole e medie imprese, ma anche con un continuo incremento (2% nel secondo trimestre 2023) delle imprese più strutturate con oltre 100 veicoli. Il che vuol dire che nel settore operano imprese, anche artigiane, che fanno solo trasporto su strada, ma che vi sono molte imprese di logistica e distribuzione che svolgono anche autotrasporto per conto di terzi. Non deve stupire, pertanto la complessità del settore, il cui insieme spesso sfugge ai non addetti ai lavori.

 

Di fronte a questo variegato settore qual è il ruolo dello Stato e quindi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti?

Innanzitutto va detto che, nonostante la tendenza alla strutturazione del mercato, questo settore è ancora connotato da migliaia di piccole imprese artigiane (oltre 32.000 imprese operano con una flotta di 2-5 veicoli); fin dal 2005 è iniziato un processo di liberalizzazione regolata del settore, che è stato ed è tutt’ora accompagnato da norme e tutele per garantire appunto gli autotrasportatori in un regime di prezzi liberi di fronte alla forza della grande committenza industriale o distributiva.

Per tali motivi è prevista addirittura una sezione speciale dell’Albo per i consorzi e le cooperative e l’aggregazione delle imprese è sempre stata incentivata. Infatti – come emerge anche da un recente approfondimento effettuato dal Comitato Centrale – i consorzi sono utili per aumentare il potere contrattuale ed acquistare beni e servizi a prezzi più vantaggiosi.

Si è inoltre intervenuti più volte a livello normativo per valorizzare il contratto scritto e le tutele legate al rispetto dei tempi di pagamento, dei costi di riferimento, dei tempi di carico e scarico, eccetera.

In secondo luogo il Ministero, nelle sue diverse articolazioni, si occupa capillarmente della regolazione del settore attraverso:

  • Comitato Centrale dell’Albo Nazionale degli Autotrasportatori con funzioni, tra l’altro, di tenuta dell’Albo, di formazione, di indirizzo, di garanzia di regolarità delle imprese;
  • Direzione Generale per il trasporto stradale e la sicurezza della circolazione, con funzioni di regolamentazione, nazionale ed europea, della professione di autotrasportatore e del mercato nazionale e internazionale, nonché con funzioni di regolamentazione tecnica sulla circolazione stradale e di coordinamento dei controlli su strada;
  • Direzione Generale della motorizzazione, con funzioni di regolamentazione in materia di Codice della Strada, di omologazione di veicoli e di dispositivi, di tenuta dell’archivio nazionale veicoli e dell’archivio nazionale conducenti (patenti e CQC);
  • Uffici della motorizzazione civile presenti presso ogni Provincia, con funzioni di front office nei confronti delle imprese per iscrizioni all’Albo e al REN, variazioni societarie, immatricolazioni e revisioni.

Restano alcuni settori su cui non interviene il Ministero, quali gli indicatori di efficienza dei concessionari (autostrade, terminalisti portuali, centri merci, ecc.), che sono sotto la competenza dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che fino ad oggi non è intervenuta, mentre potrebbe ad esempio fissare sistemi di monitoraggio per migliorare almeno le fasi di carico e scarico delle merci.

Infine il settore è destinatario di diversi incentivi e contributi – in gran parte erogati dal MIT - tesi a garantire la competitività a livello europeo e internazionale non solo degli autotrasportatori, ma del sistema economico nazionale nel suo complesso.

Proprio in merito all’erogazione di incentivi e contributi si apre spesso una polemica sia relativa al divario con altri settori di trasporto meno inquinanti, sia sulle stesse modalità di erogazione. Cosa ci può dire al riguardo?

Come accennato prima, gli incentivi e i contributi che il settore riceve sono finalizzati all’abbattimento dei costi del trasporto; negli ultimi anni, con la crisi energetica e il caro carburante, particolari sforzi sono stati fatti per abbassare i costi del carburante, mentre gli sconti sulle accise servono solo a livellare i livelli di accise con quelli europei e quindi a consentire una competizione sana a livello internazionale.

Inoltre va considerato che molti dei fondi erogati per il settore sono in realtà finalizzati all’intermodalità e alla diversione modale, basti pensare al Ferrobonus e al Marebonus, destinati a incrementare il trasporto combinato e trasbordato su ferrovia e le “Autostrade del mare” per decongestionare le strade e limitare l’inquinamento.

Sulle modalità di erogazione faccio solo l’esempio di una misura gestita direttamente dal Comitato Centrale. Si tratta di uno sconto che tutti gli autotrasportatori in tutta Europa possono avere sui pedaggi autostradali (fino al 13%, mentre in Italia quest’anno si arriva a meno dell’8%). L’erogazione premia innanzitutto i veicoli più ecologici (sono addirittura esclusi i veicoli di categoria Euro ante Euro V), ma anche le aggregazioni e quindi i consorzi. Ciò non vuol dire che si premia l’intermediazione, come qualcuno vorrebbe sostenere, ma che vengono incentivate le aggregazioni sane che, nella fattispecie, consentono anche ad un piccolo autotrasportatore di poter garantire, tramite il consorzio, il pagamento tramite i sistemi di telepedaggio. Inoltre, come accennavo prima, l’aggregazione tra imprese è uno strumento efficace per rafforzare la competitività dei singoli, e per rispondere alle esigenze del sistema produttivo che richiede più organizzazione e maggiore professionalità.

 

Tra qualche mese l’Albo degli Autotrasportatori compirà cinquant’anni. La sua istituzione si deve infatti alla Legge 6 giugno 1974, n. 298.  La sua composizione è molto articolata, al suo interno ospita infatti sia i rappresentanti dell’Amministrazione sia delle Associazioni di categoria. Quanto è importante far sedere allo stesso tavolo mondo pubblico e privato?

Innanzitutto va chiarito che il Comitato Centrale dell’Albo, che presiedo, è una struttura del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e quindi agisce attraverso l’Ufficio di Presidenza e di Segreteria, organizzati come una Direzione Generale del Ministero.

Del Comitato fanno parte, oltre a dirigenti dei diversi settori del MIT con competenze in materia, dirigenti di diversi altri Ministeri (dal Ministero dell’Interno a quello dell’Economia, dal Ministero dell’Ambiente a quello del Lavoro, a quello della Giustizia), rappresentanti delle Regioni e delle Associazioni di categoria dell’autotrasporto.

Il fatto che le decisioni che prende il Comitato siano frutto di una discussione tra diversi enti, pubblici e privati, a mio parere e sulla base dell’esperienza maturata, è un enorme valore aggiunto rispetto a quanto avviene negli altri organi burocratici dei Ministero.

Tutto ciò, inoltre, è ben lungi dal creare rendite di posizione o dall’ingessare l’operato dell’Amministrazione. Le decisioni che si prendono in Comitato sono sì frutto di una contemperazione di interessi diversi, ma proprio per questo sono ragionate e più facili da implementare e attuare, sempre con la garanzia di terzietà data dal fatto che l’azione amministrativa e contabile è portata avanti in piena autonomia dalla struttura dirigenziale incardinata nel Ministero.

Esemplare in tale ottica è l’attività che sta portando avanti il Comitato per verificare la regolarità delle imprese di autotrasporto. Sono state definite dal Comitato delle linee guida molto articolate che vanno a incidere sia sui requisiti per l’accesso alla professione e al mercato, sia sulla regolarità contributiva e sul rapporto di lavoro degli autisti, nonché sull’assicurazione dei veicoli.

Una volta definite le linee guida la struttura di Segreteria, coadiuvata da un gruppo di lavoro fornito dalla società RAM in house al Ministero, ha avviato un capillare progetto di verifica di regolarità, che ha permesso oggi di effettuare controlli su 44.000 imprese e di concludere le istruttorie su oltre 31.000 di queste imprese.  I risultati vedono, tra l’altro, circa 13.000 imprese cancellate dall’Albo perché non regolari o non più iscritte alla Camera di Commercio e circa 5.000 imprese che hanno sanato tutte le irregolarità riscontrate.

Di Redazione Tir | 11 Ottobre 2023

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