Logistica: a rischio 500mila posti di lavoro

Settore strategico dell’economia italiana, la logistica impiega ad oggi oltre due milioni e mezzo di lavoratori, con livelli occupazionali che crescono di anno in anno.

Dal 2014 al 2018, infatti, l’occupazione del comparto è salita del +4,9%, incassando risultati più incoraggianti della media generale italiana ferma al +3,5%.

Nel dettaglio, secondo i dati di un recente studio di Randstad Research, dei 2,5 milioni di lavoratori impiegati nelle diverse funzioni logistiche di tutti i comparti economici, 1.085.000 sono occupati nella logistica come servizio e 800.000 sono addetti alla supply chain logistica nell’industria. Quanto all’aspetto professionale, un lavoratore su cinque ha una funzione trasversale (con professioni necessarie e complementari a quelle verticali, ad esempio informatici, management, ecc.), i restanti una funzione prettamente logistica (come l’imballatore, il carrellista ecc): il 51% degli occupati è composto da operai, il 29% da tecnici, il 9% da middle e top manager, l’8% da addetti nei servizi e il 2% dall’ambito digitale e robot.

I numeri dell’occupazione sono senza dubbio numeri positivi, eppure, a causa delle trasformazioni tecnologiche che investiranno il settore e che muteranno la natura delle professioni ad esso legate, la logistica rischia di perdere 500mila di questi lavoratori entro il 2027. Se a questi si uniscono gli almeno 600mila lavoratori che dovranno aggiornare radicalmente le loro competenze per adeguarsi ai cambiamenti, si rende ancor più necessaria una riflessione sul futuro del comparto.

Il cambiamento d’altronde è già in atto: a fronte di una crescita media del 4,87% degli occupati nel settore dal 2014 al 2018, si scopre una riduzione del 27,7% di lavoratori nei “servizi”, quelli maggiormente esposti alla digitalizzazione, e una crescita del 32,5% nel “digitale e robot” (operai +5,7%, tecnici +13,3%, manager +15%).

Durante la presentazione dello studio a Piacenza, sono state individuate alcune strade per salvaguardare lo stato di salute del settore logistica, strade che hanno soprattutto a che fare proprio con l’adeguamento professionale degli addetti ai lavori che sembra essere la chiave di volta per mantenere saldi i livelli occupazionali.

Secondo il vicepresidente di Confcommercio-Conftrasporto Paolo Uggè, che è intervenuto sull’argomento, l’adattamento professionale ai nuovi sistemi però non basta: “Occorre contrastare anche i fenomeni di sfruttamento che si determinano nelle operazioni di intermediazione parassitaria. Accorciare la filiera abbatte l’improduttività e porta a risparmi significativi che consentono ai sistemi produttivi di cancellare gli episodi di sfruttamento, operare nel rispetto delle regole, massimizzando così i ritorni economici”.

Secondo Uggè, allo scopo, sarebbe necessario riprendere il disegno di legge, già stilato nel 2008, che introduceva la previsione del contratto di logistica e definiva con chiarezza regole e comportamenti.