Sicurezza e decarbonizzazione in un convegno sul futuro dell’autotrasporto
Italia
Il punto sulla situazione del mercato dei veicoli industriali e sulle possibilità offerte dalla tecnologia alla luce dell’imperativo ormai irrinunciabile della decarbonizzazione.
Di questo si è discusso questa mattina a Roma, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Unrae, Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, a cui hanno partecipato Paolo Starace, presidente della sezione veicoli industriale di Unrae, che ha aperto i lavori, Enrico Finocchi, presidente del Comitato Centrale dell’Albo nazionale degli Autotrasportatori, Marc Aguettaz, country manager Italia di GiPa, e Pasquale D’Anzi, direttore generale per la Motorizzazione del Mims.
Come ha ricordato Enrico Finocchi, “il mondo dell’autotrasporto vive una fase di difficoltà e di cambiamenti epocali ed è necessario lavorare assieme”.
“I veicoli dovranno cambiare – ha detto - ma per poter pensare a un cambiamento reale del parco bisogna avere una programmazione e dare modo a costruttori e trasportatori di investire secondo un piano da organizzare”. Ma c’è anche un altro tema centrale per il settore, quello della carenza di autisti che diventa ancora più urgente ora che l’Italia sta vivendo un momento di ripresa economica e che quindi è necessario avere un numero sufficiente di conducenti per rispondere alle richieste dei committenti.
“Su questo l’Albo – ha spiegato Finocchi – aprirà un tavolo tecnico con le autoscuole, le associazioni del mondo del trasporto, le istituzioni, le case costruttrici per trovare soluzioni efficaci e sostenibili a una questione molto grave in Italia e in Europa. In questo senso si può creare una sinergia”. Allo stesso tempo, ha ricordato il presidente del Comitato Centrale, “stiamo lavorando su una campagna di comunicazione per far capire il ruolo dell’autotrasporto dal punto di vista economico e sociale”.
Una sinergia necessaria anche per intervenire sulla transizione ecologica del settore, intervenendo su più punti. Da quanto emerso dallo studio commissionato da Unrae e GiPA, la prima questione su cui agire è lo svecchiamento del parco veicolare. Innanzitutto, bisognerebbe sostituire quasi 430mila mezzi ante Euro 5.
Realisticamente, calcolando un rinnovo spalmato nei prossimi 10 anni, si potrebbe pensare a 42.918 nuove immatricolazioni l’anno. Questo porterebbe l’età media dei mezzi dagli attuali 13, 1 anni a 10 anni, con un risparmio medio di carburante per mezzo del 10% e con corrispettivi tagli delle emissioni di Co2 di 87 miliardi di chilogrammi e di costi di 49 miliardi. Ovviamente, mezzi più nuovi significano anche maggior sicurezza. Con il rinnovo totale delle flotte nei prossimi 10 anni si dimezzerebbero anche gli incidenti stradali.
Importante, però, intervenire anche sulla revisione del quadro fiscale del settore e sulla riforma del Codice della Strada, per adeguare norme ormai obsolete alle evoluzioni tecnologiche e alle norme internazionali.
Su quest’ultimo punto il Governo sta già lavorando. Pasquale D’Anzi, direttore generale per la Motorizzazione del Mims, ha ricordato infatti le novità introdotte dal cosiddetto Dl Infrastrutture che, fra le altre cose, ha adeguato le sagome degli autoarticolati a 18 metri e ha autorizzato la revisione dei mezzi pesanti anche presso le officine private autorizzate.
Ad oggi, ha ricordato D’Anzi, “circa il 92-94% dei mezzi circolanti è in regola con la revisione. Un restante 6-8% circola invece con la prenotazione di revisione oltre la scadenza. Il decreto attuativo, emanato a novembre, prevede l’istituzione di un registro unico degli ispettori che sarà regolato con decreto dirigenziale, atteso entro la fine dell’anno o inizio del prossimo, in grado di colmare questo gap”.
La Pubblica amministrazione attingerà da questo registro.
“Si punta così all’obiettivo del 100% dei mezzi revisionati per massimizzare la sicurezza del sistema. Tutto questo – ha sottolineato D’Anzi- sarà molto importante dal punto di vista della sicurezza stradale”.
Infine, Paolo Starace ha concluso sottolineando che “per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del settore trasporto merci a lunga distanza e per la logistica urbana, sarà̀ fondamentale il contributo di tutte le tecnologie”.
Già oggi, grazie all’evoluzione tecnologica, i veicoli sono sempre meno inquinanti e più sicuri, ma tra i veicoli industriali circolanti solo il 21,6% è dotato di dispositivi obbligatori come la frenata autonoma d’emergenza e il mantenimento di corsia, il 51,8% è dotato di tachigrafo elettronico e il 6% di tachigrafo intelligente.
Starace, ha evidenziato che sarebbe necessario un cronoprogramma per bloccare la circolazione dei veicoli più inquinanti e meno sicuri, compresi i veicoli rimorchiati. Importante anche defiscalizzare i biocarburanti (come biodiesel, HVO, bioLNG), sviluppare la rete di ricarica per veicoli elettrici destinati al trasporto merci, aumentare la diffusione di infrastrutture per veicoli industriali anche per biocarburanti e idrogeno, prorogare e ampliare il credito di imposta dal 1° gennaio 2022, rifinanziare senza soluzione di continuità la Nuova Sabatini, incentivando allo stesso tempo l’adozione di sistemi innovativi per la logistica e il trasporto intelligente.
Di Rivista Tir | 14 Dicembre 2021