Trasporti e logistica i più colpiti dagli attacchi informatici

La supply chain è fra le prime vittime degli hacker nel mondo.
Nel 2021 le aziende che si occupano di trasporti, stoccaggio, consegna sono state infatti fra i primi tre obiettivi degli attacchi informatici. Questo perché proprio per le sue caratteristiche (maneggiare dati sensibili su merci, persone, transazioni finanziarie; lavorare sempre più attraverso l’Internet of Thing; trasportare beni ogni tipo; usare numerosi applicativi) ci troviamo di fronte a un target abbastanza ambito.

Questo è quanto emerso nel corso del primo appuntamento della Logistic Digital Community, la comunità virtuale promossa da Conftrasporto – Confcommercio con Federlogistica lanciata (qui il nostro precedente articolo) nei mesi scorsi per promuovere la transizione digitale nel mondo del trasporto e della logistica.
Al centro dei lavori il tema dalla cyber security proprio per il suo impatto sul settore.

A livello mondiale, secondo l’Allianz risk Barometer 2022 il rischio informatico è il primo rischio percepito dalle aziende.
Si tratta di un rischio che sta crescendo grazie anche alla diffusione dello smart working, perché si basa in parte anche sull’errore umano, per questo è particolarmente importante la formazione. Il 92% degli attacchi, infatti, deriva da malware che fanno leva sulla debolezza dell’organizzazione delle aziende.
Il 2021 è stato infatti l’anno peggiore dal punto di vista della sicurezza informatica.
Nei trasporti e nella logistica questi episodi sono cresciuti del 108,7%.
I cyber attacchi sono costati sei volte il Pil mondiale.

Visto questo contesto il costo medio di una violazione dei dati è salito ora a 3,56 milioni di dollari, mentre quello per la richiesta di riscatto è aumentato del 33%.

Solo per citare un esempio concreto, nel 2017 l’attacco alla A. P. Moller - Maersk è costata l’interruzione e il rallentamento dell’attività in 80 porti in tutto il mondo, da New York a Rotterdam a Mumbai, con conseguenze potenzialmente a cascata su tutta la catena degli approvvigionamenti.

I costi di queste situazioni non sono però solo in termini di riscatti da pagare o di interruzione dell’attività, ma sono anche danni di reputazione, perdita di fiducia dei clienti e costi di ripristino di sistemi hardware e software.
Nel mondo della guida, inoltre, la perdita dei dati può avere conseguenza anche sulla sicurezza degli utenti.
Per questo si moltiplicano gli investimenti in cybersecurity: nel mondo nel 2021 sono saliti del 7,8%, mentre in Italia si fatica ancora a decollare.
Nel 2020 la spesa complessiva è cresciuta del 4% (1,37 miliardi di euro); mentre il PNRR ha riservato poco più di 600 milioni di euro a questo segmento.