Ucraina: testimonianze dalle imprese italiane

Spegnere il motore del camion. Scendere dalla cabina dopo l’ultima consegna.
Partire per un altro viaggio, stavolta diverso. Tornare a casa, in Ucraina.
Non per riabbracciare amici e parenti, ma per imbracciare le armi a difesa di una patria sotto attacco militare. Andare in guerra.

È quello che sta accadendo a molti autisti ucraini nelle ultime settimane. Come per le altre categorie, infatti, anche per i professionisti della strada è arrivata la chiamata alle armi. Un’esperienza drammatica - che si inserisce nel nostro racconto più ampio delle conseguenze della crisi russo-ucraina sul settore - che ci è stata confermata e raccontata Canil spa, azienda italiana impegnata nel trasporto di prodotti chimici.

I mezzi dell’azienda impiegati in Ucraina avevano fatto appena in tempo ad attraversare il confine. Cinque giorni prima dello scoppio del conflitto, infatti, Canil aveva ben cinque cisterne impegnate sul territorio. Fossero rimaste lì qualche giorno di più sarebbero state verosimilmente requisite e impiegate, per emergenza bellica, nel trasporto interno di carburanti.
La gestione di Canil spa, da sempre legata all’est, non ha potuto che accettare la scelta dei suoi autisti, cercando per quanto possibile di mantenere con loro contatti costanti. Ha deciso, però, di dare fattivamente un aiuto, mettendo a disposizione delle famiglie degli autotrasportatori ucraini andati alle armi i locali dell’azienda in Slovacchia: “È il minimo che potessimo fare” – ha dichiarato Franco Canil, titolare dell’azienda-

L’Ucraina era il prossimo obiettivo di investimento di Canil spa. Dopo l’apertura in Slovacchia e la più recente in Romania, l’azienda aveva deciso di puntare sulla terra azzurro-gialla per una nuova sede.
Ma per adesso il sogno è ridotto a macerie. Le macerie della guerra.